Notte di proteste e scontri in Israele dopo che il premier Netanyahu ha deciso di cacciare il ministro della Difesa.
La riforma della giustizia promossa dal governo di Netanyahu che ha fatto molto discutere, sta agitando Israele da dodici settimane. La situazione si è infuocata ancor di più nella notte dopo la decisione del premier Netanyahu di licenziare il ministro della Difesa Gallant perché aveva chiesto il ritiro della riforma. Secondo i media locali sarebbero scese in piazza oltre 700mila persone per protestare contro la cacciata del ministro.
Le proteste che sono arrivate oltre la dodicesima settimana consecutiva con una partecipazione di oltre 150mila manifestanti però stanno muovendo qualcosa nel governo di Netanyahu. Nonostante la decisione di cacciare il suo ministro dissidente Gallant, nonché esponente del suo partito Likud, sembra che il premier sia intenzionato a rivedere la riforma su esortazione del presidente Herzog.
Anche gli Stati Uniti, attraverso le parole del portavoce del Consiglio di sicurezza Kirby sono preoccupati per quanto sta accadendo in Israele. “Siamo profondamente preoccupati per gli sviluppi in corso in Israele compreso il potenziale impatto sulla capacità di reazione militare sollevato dal ministro della difesa Yoav Gallant, che sottolinea ulteriormente l’urgente necessità di un compromesso”.
Verso lo stop alla riforma
Dopo la notte di agitazioni e scontri su cui il premier ha utilizzato il pugno duro della polizia con idranti per bloccare la folla a Tel Aviv, Netanyahu oggi potrebbe parlare alla nazione e potrebbe annunciare il ritiro della riforma. La richiesta sarebbe arrivata proprio dal presidente Herzog che avrebbe chiesto di fermare la riforma perché “indebolisce il sistema giudiziario“.
“Abbiamo assistito a scene molto difficili. Faccio appello al Primo Ministro, ai membri del governo e ai membri della coalizione. Per il bene dell’unità del popolo di Israele, per amore della responsabilità a cui siamo obbligati, ti invito a interrompere immediatamente il processo legislativo” della riforma, ha scritto il presidente a Netanyahu.
Alleati di Netanyahu contro la riforma
Il ministro della Difesa Yoav Gallant, un elemento chiave di Likud, il partito di Netanyahu, nonché uno dei maggiori alleati del premier, ha dichiarato che la riforma della giustizia “va fermata, subito”, almeno fino al 26 aprile, giorno dell’indipendenza. Il ministro ha affermato che “occorre ritrovare l’unità nazionale” dicendo che esiste “un pericolo chiaro, immediato e concreto alla nostra sicurezza nazionale”.
Non ha paura di farsi avanti e di contrastare il premier Gallant, dicendo di essere disposto a pagare “un prezzo personale” per le sue idee chiedendo anche un dialogo di riconciliazione fra le sue parti invitando anche a fermare le manifestazioni.
Ma Gallant non è l’unico che si mostra in opposizione all’interno del governo. A spaccare l’esecutivo di Netanyahu anche il ministro dell’agricoltura Avi Dichter che ha chiesto di fermare la legge, così come l’ex presidente della Knesset del partito Likud ha chiesto il fermo dell’iter della legge.
Nei giorni scorsi molti si sono radunati sotto la casa proprio del ministro Gallant per esortarlo a far valere la sua posizione in contrasto con il resto del governo di Bibi. Questa è la settimana decisiva per la riforma della giustizia perché la Knesset, il parlamento israeliano, dovrà votarla entro il 2 aprile, secondo i piano dell’esecutivo, ovvero prima della Pasqua ebraica.